IT
Pop up Garden è uno spettacolo dedicato a Gilles Clement (botanico, poeta e giardiniere) e a quei piccoli eroi che dal nulla creano giardini nei luoghi più impensati. E’ un invito all’osservazione delle piante, al loro modo di danzare mosse dal vento, al loro essere al tempo stesso generose e capricciose.
Nel nostro giardino all’inizio non c’è nulla, soltanto il Signor Bu.
Bu ama gli spazi vuoti e abbandonati come i cortili delle vecchie fabbriche, li ripulisce ben bene e poi... POP! Succede che arriva una lucertola e chiede: “perché non metti dell’edera al posto dell’asfalto? Ecco che Bu dal nulla crea piccole aiuole, aggiunge un po’ di terra e subito il cortile si trasforma. Bu danza con le piante, gioca a fare il giardiniere, si sente acqua, terra, foglia e poi... POP! All’improvviso entra in scena lei, Milady, una ballerina, agile, leggera come un filo d’erba, accende il suo cuore e fugge via tra le nuvole ma poi POP! ...nel giardino non si resta mai soli: altri personaggi appaiono, estrosi o misteriosi. Il giardino ormai è un microcosmo indipendente, vive libero, in movimento. POP!
Nel lavoro della compagnia TPO il protagonista è lo spazio scenico, le immagini, i suoni, il design. Grazie all’uso di sensori e tecnologie digitali ogni spettacolo si trasforma in un ambiente interattivo dove sperimentare il confine sottile tra arte e gioco. Danzatori, performer o il pubblico stesso interagiscono insieme esplorando nuove forme espressive oltre le barriere di lingua e cultura.
EN
Pop-Up Garden is a show devoted to Gilles Clement (botanist, poet and gardener) and to all those unsung heroes who create gardens in the most unexpected places. It is an invitation to observe plants and their way of dancing in the wind, their being both generous and mischievous all at the same time.
At the beginning our garden is empty, except for Mr. Bu.
Bu loves empty, abandoned spaces like the courtyards of old factories. He gives them a thorough cleaning up and then...POP! A lizard arrives and asks him, “Why don’t you put in some ivy instead of asphalt?” And so it happens that, from nothing, Bu creates miniature flowerbeds; as soon as he adds some earth the paved yard begins to change. Bu dances with the plants, he plays at being a gardener, he feels the water, earth, leaves and then... POP! Suddenly she enters onstage: Milady is an agile ballerina, light as a blade of grass. The sight of her kindles Bu’s heart even as she flees among the clouds but then POP!... He is never alone in the garden: other characters appear, some outgoing and some mysterious. The garden has become an independent microcosm living in freedom and movement. POP!
In the TPO company’s work, the stage space – with its images, sounds, and design – is the true protagonist. Thanks to the use of sensors and digital technologies, every production is transformed into an interactive environment where the audience can explore the boundaries between art and play. Dancers, performers and the audience itself interact to try out new expressive forms that aim to surpass all linguistic and cultural barriers.
F
Pop Up Garden est un spectacle dédié à Gilles Clément (botaniste, poète et jardinier) et à ces petits héros qui à partir de rien créent des jardins dans les endroits le plus inattendus. C’est un invitation à observer les plantes, à découvrir leur façon de danser agitées par le vent, à leur façon d’être à la fois généreuses et capricieuses.
Dans notre jardin, au début il n’y a rien, il n’y a que M. Bu.
Bu aime les espaces vides et abandonnés comme les cours des anciennes usines, il les nettoie bien et puis ... POP! Arrive un lézard qui lui demande: «Pourquoi tu ne mets pas de lierre à la place de l’asphalte? » . Et voilà que Bu crée de petits parterres de fleurs, ajoute un peu de terre et tout de suite la cour est transformée. Bu danse avec les plantes, joue à être un jardinier, il se sent eau, terre, feuille et puis ... POP! Soudain entre en scène elle, Milady, une danseuse, agile, légère comme un brin d’herbe, elle allume son coeur et s’enfuit dans les nuages...mais alors Pop! ... Dans le jardin on ne reste jamais seuls: d’autres personnages apparaissent, fantastiques ou mystérieux. Le jardin est maintenant un microcosme indépendant, qui vie libre, en mouvement. POP!
Dans le travail de la Compagnie TPO, le protagoniste est l’espace de la scène, les images, les sons , le travail graphique . Grâce à l’utilisation de capteurs et de technologies numériques chaque spectacle se transforme en un environnement interactif où expérimenter la frontière entre l’art et le jeu. Danseurs, artistes et le public interagissant ensemble en explorant de nouvelles formes d’expression au-delà des barrières de la langue et de la culture.
ES
Pop Up Garden es un espectáculo dedicado a Gilles Clément (botánico, poeta y jardinero) y a aquellos pequeños héroes que crean jardines de la nada en los lugares más impensados. Es una invitación a observar las plantas, su manera de bailar agitadas por el viento, de ser generosas y caprichosas al mismo tiempo.
En nuestro jardín al principio no hay nada, sólo está el señor Bu.
A Bu le encantan los espacios vacíos y abandonados como los patios de las viejas fábricas, los limpia a conciencia y luego... ¡POP! Llega una lagartija y pregunta: «¿Por qué no pones hiedra donde está el asfalto?». Y entonces Bu crea de la nada pequeñas jardineras, añade un poco de tierra y el patio se transforma enseguida. Bu baila con las plantas, juega a ser jardinero, se siente agua, tierra, hoja y luego... ¡POP! De repente entra en escena ella, Milady, una bailarina, ágil, ligera como un hilo de hierba, que enciende su corazón y huye entre las nubes, pero luego ¡POP...! En el jardín nunca nos quedamos solos: aparecen otros personajes, extravagantes o misteriosos. Ahora el jardín es un microcosmos independiente, que vive en libertad, en movimiento. ¡POP!
En los trabajos de la compañía TPO los protagonistas son el espacio escénico, las imágenes, los sonidos, el diseño. Gracias al uso de sensores y tecnologías digitales cada espectáculo se transforma en un ambiente interactivo en el que experimentar la sutil frontera entre el arte y el juego. Los bailarines, los artistas y el mismo público interaccionan para explorar nuevas formas de expresión más allá de las barreras lingüísticas y culturales.
POP UP GARDEN di Luca Farulli
Il tema del giardino, nella formulazione datane da Gilles Clément, è motivo che torna in un altro raffinatissimo lavoro teatrale di TPO: Pop Up Garden. Il richiamo va a Il giardino planetario, opera in cui Clément sviluppa un singolare paradigma di lettura del rapporto uomo-ambiente, uomo-mondo. Il giardino planetario è dimensione di relazione continua, a patto che l’uomo rinunci alla sua intenzione ordinatrice, al suo disegno. Le piante seguono, infatti, un impulso nomade, che le porta ad intrecciarsi e con-tenere elementi estranei, a svilupparsi all’infinito, sino a trasformare la terra stessa in un immenso giardino vivente. Si tratta di una proposta che contiene una sfida di fondo non solo sul piano culturale, diremmo, antropologico, bensì proprio drammaturgico.Il grande teatro del mondo risponde, infatti, tradizionalmente ad una semplificazione dell’intreccio, ad una organizzazione secondo ruoli, per cui il groviglio degli eventi trova una sua intelligenza, una sua soluzione. Il teatro, in quanto dimensione dell’arte, vale, tradizionalmente, come soluzione di sistemi di complessità.
Pop Up Garden si svincola da questa tradizione – come del resto TPO ha fatto da sempre – cercando di governare gli eventi, piuttosto che imporre loro una gabbia logica, una intenzione o disegno umani. E’ da questo delicato gesto del governare, come facevano i contadini con gli animali od i pastori con le pecore, che nasce una drammaturgia del vuoto, ovvero della cura a far emergere forme, strutture viventi, dal nulla apparente, che c’è nel vuoto. Il tappeto di apertura con cui si inaugura lo spazio teatrale in Pop Up Garden fa proprio riferimento a questo. Ciò nasconde un fondo, per così dire, teologico non indifferente, riassumibile nel fatto che il grande Giardiniere del mondo (Genesi, 2, 7-9), ha donato la terra all’uomo, facendo di essa un dono che è, al tempo stesso, un compito. Per riportare la metafora all’ambito teatrale, il copione non è già scritto, l’azione è rinviata ad un altro giardiniere, il quale si curi che la vita emerga, avanzi, senza volerla determinare, bensì solo accompagnandola. Il gesto, così importante in una azione teatrale incentrata sulla danza, non è quello che impone una forma, bensì quello che la fa emergere: appunto dal vuoto, dal bianco del tappeto-scena. Qui, però avviene qualcosa di decisivo, di determinante, che fa del teatro di TPO un teatro rivolto al futuro, con una insaziabile nostalgia di futuro. Il tappeto è abitato, all’ingresso del danzatore in scena, da ombre, da ombre, per così dire della nostra modernità: da ombre e fantasmi di industrie.
L’ordine ecologico di cui parla TPO è, dunque, non di matrice regressiva, auspicante un ritorno al passato. L’Eden è definitivamente sbarrato e dobbiamo cercare un altro passaggio che osi il futuro. In questo senso, la componente ecologica è quella che si determina dopo il moderno: essa si interroga su una via ancora da scoprire, ancora da aprire dopo la modernità ed i suoi paradigmi. In certo modo, in Pop Up Garden si respira una atmosfera metropolitana, berlinese, di giardini nei cortili, nelle piazze, sulle autostrade: Pop Up Garden è un giardino di città. Perché metropolitano? Perché non vuole tornare indietro, perché l’orizzonte metropolitano è fatto di relazione reciproca, di avvicinamenti ed allontanamenti: in fondo, di interazione, come quella tra le piante, tra le piante e l’uomo, tra le figure sul tappeto.