Anguana
Il corpo nella danza è, anche sempre, schermo vivo, corpo su cui la luce è movimento, produce l’intravisto. Nel teatro dipinto della pittura, la grazia è il giuoco dei panneggi in movimento: “Da questa parte percossi dal vento, sotto i panni in buona parte mostreranno il nudo, dall'altra parte i panni gettati dal vento dolce voleranno per aria”, dice Leon Battista Alberti. Come le belle vesti di Nausicàa che gioca a palla sulla riva con le sue ancelle, le cui grida Ulisse scambia per voci di ninfe, “che vivono sui picchi scarpati dei monti, nelle sorgenti dei fiumi, nei pascoli erbosi”. Te sighi come n’anguana, sibilo di spirito elementare, lingua non ancora umanizzata, tessuto sonoro carico di senso all’inverisimile, senza transitare nell’unico senso, come sospeso volteggiante sull’abisso plurimo dei sensi, come un passo di danza.
Napee
Le ninfe sono personificazioni della creatività e fertilità della natura, il più delle volte identificato con il deflusso vitale dei corsi d'acqua, dalle loro unioni con mortali nascono semidei ed eroi. La natura delle Ninfe corrisponde all'ambito della potenza divina dell'Αἰδώς (Pudore), dunque alla riservatezza e allo stupore di fronte a ciò che è immacolato e quindi silenzioso. Le Napee sono le ninfe dei prati, delle acque, delle montagne, amano la dolce solitudine dei luoghi selvaggi ma a volte concedono il loro amore a qualche fortunato essere umano. Le Napee appartengono a luoghi segreti dove la bellezza si può scoprire, ma non possedere, si accoppiano con uomini o donne di loro spontanea volontà, al di fuori del controllo maschile.
Nello spettacolo, allestito al crepuscolo nel giardino del teatro Fabbrichino una Ninfa con sembianze di essere immortale appare ad un satiro e da qui si sviluppa una coreografia, un amore impossibile, un distacco, una narrazione.
Anguana
Napee