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TEATRO RAGAZZI

POP UP GARDEN


compagnia TPO in coproduzione con Théâtre National de Chaillot, Paris
direzione artistica / Davide Venturini, Francesco Gandi
coreografia e danza / Stefano Questorio/Daniele del Bandecca, Valentina Consoli
visual design / Elsa Mersi
sound design / Spartaco Cortesi
computer engineering / Rossano Monti, Von Günten
costume design / Sonja Bäumel
interactive props / Livia Cortesi, Francesco Taddei, Massimiliano Fierli, Saulo D’Isita
collaborazioni / Luca Farulli, Maurizio Montalti, Enzo Santiccioli, Susanna Musztrai
tour manager / Chiara Saponari

Pop up Garden è uno spettacolo dedicato a Gilles Clement (botanico, poeta e giardiniere) e a quei piccoli eroi che dal nulla creano giardini nei luoghi più impensati. E’ un invito all’osservazione delle piante, al loro modo di danzare mosse dal vento, al loro essere al tempo stesso generose e capricciose.

Nel nostro giardino all’inizio non c’è nulla, soltanto il Signor Bu. Bu ama gli spazi vuoti e abbandonati come i cortili delle vecchie fabbriche, li ripulisce ben bene e poi... POP! Succede che arriva una lucertola e chiede: “perché non metti dell’edera al posto dell’asfalto? Ecco che Bu dal nulla crea piccole aiuole, aggiunge un po’ di terra e subito il cortile si trasforma. Bu danza con le piante, gioca a fare il giardiniere, si sente acqua, terra, foglia e poi... POP! All’improvviso entra in scena lei, Milady, una ballerina, agile, leggera come un filo d’erba, accende il suo cuore e fugge via tra le nuvole ma poi POP! ...nel giardino non si resta mai soli: altri personaggi appaiono, estrosi o misteriosi. Il giardino ormai è un microcosmo indipendente, vive libero, in movimento. POP!

Nel lavoro della compagnia TPO il protagonista è lo spazio scenico, le immagini, i suoni, il design. Grazie all’uso di sensori e tecnologie digitali ogni spettacolo si trasforma in un ambiente interattivo dove sperimentare il confine sottile tra arte e gioco. Danzatori, performer o il pubblico stesso interagiscono insieme esplorando nuove forme espressive oltre le barriere di lingua e cultura.